venerdì 12 aprile 2013

Margaret Thatcher: una politica che ci avvelena ancora (The Independent, Regno Unito)




Nella guerra totale scatenata dai governi di Margaret Thatcher – contro la sinistra, i sindacati e le politiche socialdemocratiche del dopoguerra – il suo schieramento ha sempre vinto. Alcuni esponenti della destra provano a smorzare le critiche al suo operato, sostenendo che attaccarla ora è irrispettoso. Ma Margaret Thatcher è stata una leader politica – quella che ha provocato più fratture nella storia britannica contemporanea – ed è lecito discutere del suo ruolo storico. 
A destra strumentalizzeranno la sua morte per esaltare il thatcherismo e cercare di convincere l’opinione pubblica che Thatcher ha salvato il Regno Unito dalla rovina, che ha reso grande il paese e così via. Tuttavia oggi bisogna assolutamente separare il thatcherismo dalla donna che l’ha rappresentato.
La politica di Margaret Thatcher è stata un disastro nazionale e ancora oggi ne paghiamo le conseguenze. Come ha detto Geofrey Howe, l’ex ministro dell’economia di Margaret Thatcher, “il suo vero trionfo è stato trasformare non un partito, ma due. 
Quando i laburisti sono tornati al potere, il thatcherismo era ormai accettato e considerato irreversibile”. Una politica che ci avvelena ancora Owen Jones, The Independent, Regno Unito Oggi siamo nel mezzo della terza grande crisi economica dalla seconda guerra mondiale, e tutte e tre le crisi sono arrivate dopo di lei. La crisi attuale affonda le sue radici nell’idea di libero mercato voluta dal thatcherismo, che ha spazzato via gran parte della base industriale del paese per favorire un settore finanziario sregolato. 
Il Regno Unito di David Cameron è animato
da un “dibattito” avvelenato sul welfare: dlla base c’è l’idea che troppe persone dipendono
dall’assistenza sociale. È innegabile che nel 2012 la disoccupazione strutturale è più alta di quarant’anni fa, e in gran parte il fenomeno è una conseguenza del thatcherismo, che ha tolto alle comunità milioni di posti di lavoro industriali sicuri e qualificati. 
Ampie aree del Regno Unito sono state devastate dalle politiche di Margaret Thatcher e non si sono più riprese.
Oggi nelle liste d’attesa per le case popolari ci sono cinque milioni di persone, mentre miliardi di sterline destinati all’assistenza sociale goniano le tasche di privati che impongono affitti troppo alti. La carenza di alloggi alimenta lo scontro tra le comunità. E gli immigrati, accusati di non meritare l’assistenza sociale, diventano il capro espiatorio. Ma in realtà la colpa di tutto questo è del thatcherismo, della sua politica di riscatto delle case popolari.
I paladini del thatcherismo celebrano la scomparsa dei sindacati, schiacciati dalle leggi antisindacali, dalla disoccupazione di massa e dal fallimento degli scioperi.
Questo processo ha lasciato i lavoratori in balìa dei loro capi e li ha resi più poveri. 
Nel 2004, quattro anni prima dell’inizio della crisi, il reddito della metà più povera della
popolazione era fermo, mentre quello del terzo più povero aveva cominciato a scendere, e nel frattempo le aziende realizzavano grandi profitti. Senza i sindacati il tenore di vita dei lavoratori si è abbassato.
Potremmo andare avanti a lungo, ma la sostanza è che prima del thatcherismo il Regno Unito era uno dei paesi più equi dell’Europa occidentale, mentre oggi è uno dei più diseguali. 
Il thatcherismo è non solo vivo e vegeto, ma scorre nelle vene della politica britannica. L’attuale governo, infatti, sta valutando misure che neanche il thatcherismo aveva osato considerare, come la privatizzazione del sistema sanitario nazionale. 
La sfida che ci attende è la stessa di sempre: dobbiamo abbattere la struttura del thatcherismo, guarire il Regno Unito dalle ferite e costruire un paese che faccia l’interesse dei lavoratori. È una battaglia a cui dobbiamo partecipare tutti, e fino a quando non la vinceremo è meglio tenere lo champagne al fresco.


(Owen Jones, The Independent, Regno Unito)

Fonte: Internazionale N°995, 12/18 aprile 2013



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