venerdì 12 aprile 2013

Democrazia e paradisi fiscali (Le Monde, Francia)



Quanti buoni propositi abbiamo sentito dopo la grande crisi finanziaria mondiale del 2007-2008!
La inanza internazionale sarebbe stata regolata meglio e i paradisi fiscali combattuti senza pietà.
Le conclusioni di un G20 tenuto a Londra erano state chiare: gli stati promettevano “misure contro i paradisi iscali”, minacciavano sanzioni e assicuravano che “l’epoca del segreto bancario era inita”. 
Dopo la crisi che ha scosso Cipro, una piazza offshore molto apprezzata dagli oligarchi
russi e da altri amanti dell’opacità negli affari, in Francia è scoppiato il caso Cahuzac, uno scandalo che mette in discussione le doti elementari di onestà e trasparenza richieste a qualsiasi politico, e più che mai ai massimi livelli.
L’inchiesta offshoreleaks che Le Monde e altri giornali hanno pubblicato – dedicata ai vari paradisi fiscali del mondo, al loro funzionamento e a chi li usa – non è nata né dai fatti di Cipro né dalle vicende di Cahuzac. L’indagine è cominciata mesi fa e si basa sul lavoro di un consorzio internazionale di giornalisti investigativi che ha consultato una gigantesca banca dati, scoprendo gli aspetti nascosti del mondo offshore. 
Due milioni e mezzo di documenti sono stati analizzati e catalogati.
Il risultato è un’analisi spietata dell’organizzazione tentacolare della finanza sommersa.
Al di là dei casi individuali, c’è un problema di fondo: i paradisi iscali sono una minaccia per la
democrazia; minano lo stato di diritto attraverso la dissimulazione; sono il mezzo preferito dagli evasori di ogni tipo e favoriscono la sottrazione di ricchezze pubbliche negli stati in cui forte è la concussione e la corruzione. In questo universo di creatività giuridica, a quanto pare illimitata, dietro alle società di comodo si nascondono somme colossali. Si stima che il totale delle somme detenute in questi paradisi fiscali sia l’equivalente del pil di Stati Uniti e Giappone messi insieme.
Ora nessuno può dire che i leader politici, nonostante le loro dichiarazioni, abbiano davvero messo a punto degli strumenti per intervenire. Bisogna rafforzare le norme, i sistemi di controllo, la cooperazione internazionale. 
La lotta contro il riciclaggio passa attraverso queste regole. E le banche occidentali che amano queste attività dificilmente riusciranno a evitare di dare risposte chiare. Almeno se vogliono che nei momenti di crisi sia dato credito alla loro professione di fede nell’etica.


(Natalie Nougayrède, Le Monde, Francia)


Fonte: Internazionale N°995, 12/18 aprile 2013

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