giovedì 25 aprile 2013

I conlitti nascosti nella guerra siriana (Rami Khouri)



Il conlitto in Siria sta assumendo dimensioni sempre più pericolose a causa degli ultimi sviluppi lungo il confine siriano-libanese, dove le forze contro il governo siriano e quelle a favore, sostenute da Hezbollah, hanno cominciato a spararsi a vicenda. 
A scatenare gli scontri è stata la recente ondata di rapimenti incrociati alla frontiera nordorientale libanese, in una zona che raccoglie tutte le varietà di nazionalismi e settarismi del mondo arabo. 
Finora il modo più facile per descrivere quello che succede in questa regione è stato parlare
di scontri tra sunniti e sciiti o dell’antagonismo tra gruppi a favore e contro il governo siriano.
Il coinvolgimento di Hezbollah aggiunge un nuovo elemento signiicativo a questo mix e ci aiuta anche a capire meglio cosa c’è dietro i combattimenti in Siria e nei paesi vicini. Non è solo uno “straripamento” della guerra siriana in Libano. 
Quella che si sta combattendo in Siria è la più grande battaglia per procura dei nostri tempi, e sono convinto che oggi questo appaia più chiaro che mai dalla ragnatela di altri conlitti che ha scatenato a livello locale, regionale e globale. 
Questa guerra sta durando così a lungo proprio perché si combatte a vari livelli e perché al suo interno si svolgono contemporaneamente sei battaglie diverse.
1. Il primo livello è quello della rivolta dei cittadini contro il regime della famiglia Assad, che governa la Siria da 43 anni. È una lotta che rilette il difuso desiderio di libertà, di diritti e di dignità che oggi contraddistingue buona parte del mondo arabo. Dopo che le manifestazioni
di massa non violente scoppiate in tutto il paese nella primavera del 2011 hanno provocato la violenta reazione militare del regime, questo conflitto politico è diventato una guerra armata.
2. La guerra per il controllo della Siria ha riacceso un conflitto che affligge la regione dagli anni cinquanta: la guerra fredda araba tra diverse forze regionali che cambiano continuamente nel tempo. Per semplificare potremmo dire che c’è una contrapposizione tra conservatori e radicali, tra capitalisti e socialisti, tra monarchici e repubblicani, tra monarchici islamisti e nazionalisti arabi o tra filoccidentali e antioccidentali, anche se nessuna di queste dicotomie è esatta al cento per cento. Sempre per semplificare, da decenni questa guerra fredda araba contrappone l’Arabia Saudita e i suoi alleati conservatori da una parte e, in momenti diversi, governi come quelli di Siria, Egitto o Iraq dall’altra.
3. Il terzo livello del conlitto siriano è la vecchia rivalità tra arabi e iraniani, che negli ultimi tempi è stata spesso rideinita come rivalità tra sunniti e sciiti. È simboleggiata dall’alleanza tra il governo iraniano e quello siriano cominciata nel 1979, a cui di recente si sono aggiunti gli stretti rapporti tra Iran e Hezbollah. I rapporti strategici di Teheran con Damasco e con Hezbollah sono stati uno dei pochi successi di politica estera della rivoluzione islamica del 1979, quindi i leader coinvolti faranno di tutto per non perdere i vantaggi reciproci che ne derivano.
4. La quarta battaglia è una versione rinnovata ma limitata della guerra fredda tra Stati Uniti e Unione Sovietica (con la Cina e vari stati europei che le girano intorno per ottenere contratti energetici e altri vantaggi). La Russia ha assunto una posizione decisa sulla Siria sia per impedire che siano gli Stati Uniti a stabilire da soli quali leader arabi devono andarsene e quali no, sia per raforzare la sua posizione di ipotenza globale. A quasi un quarto di secolo dalla fine della guerra fredda, Mosca sta cercando di riequilibrare i rapporti di potere internazionali mettendo formalmente fine all’era del “dopo guerra fredda”, in cui gli
Stati Uniti erano l’unica superpotenza in un mondo unipolare.
5. Il quinto conflitto, anche questo un riflesso di una tendenza regionale, è la secolare tensione tra il potere dello stato moderno centralizzato arabo – basato sullo sviluppo e la sicurezza – e tutte quelle forze che portano alla disintegrazione e alla frammentazione etnica, religiosa, settaria, nazionale e tribale. Queste antiche identità subnazionali caratterizzano le nostre società da molto prima della nascita degli stati arabi moderni e sono sempre pronte a riaffermarsi quando lo stato non funziona bene e non soddisfa i bisogni della popolazione.
6. Il sesto e ultimo livello di conflitto in Siria è quello tra i gruppi estremisti salafiti che si ispirano ad Al Qaeda, come Jabhat al Nusra, e i principali partiti di opposizione che lottano per abbattere il regime della famiglia Assad, come i Fratelli musulmani o gruppi laici più ampi come la Coalizione nazionale siriana o il Consiglio nazionale siriano. Alcuni analisti occidentali e della regione sono terrorizzati all’idea che Al Nusra e altre organizzazioni simili possano prendere il controllo di tutta o parte della Siria dopo la caduta di Assad, una prospettiva che però mi sembra poco realistica. 
Quello a cui stiamo assistendo in Siria è qualcosa di molto più complicato di uno straripamento nei paesi vicini della rivalità tra sunniti e sciiti.

(Rami Khouri, è columnist del quotidiano libanese Daily Star. È direttore dell’Issam Fares institute of public policy and international afairs all’American university di Beirut)


Fonte: Internazionale 25 aprile/2 maggio 2013 N°997

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