venerdì 24 maggio 2013

Lotta globale all’evasione fiscale (Le Monde, Francia)



A quanto pare la lotta contro il debito pubblico negli Stati Uniti e in Europa ha un inatteso effetto benefico: suscita una generale mobilitazione dei governi contro l’evasione fiscale.
Ormai a essere presi di mira non sono solo i paradisi fiscali, ma anche il segreto bancario e le cosiddette politiche di delocalizzazione fiscale.
Il Consiglio europeo si è riunito il 22 maggio per discuterne. Anche gli Stati Uniti vogliono fare la loro parte, rendendo più severa la loro legislazione fiscale e lottando contro il segreto bancario. L’argomento sarà all’ordine del giorno del G8 – i “vecchi” paesi ricchi – a giugno nel Regno Unito.
Perché ora? La ragione è ovvia, le casse pubbliche sono vuote. Nella battaglia contro il debito e i deficit si contano anche gli spiccioli. Così gli stati, per molto tempo lassisti, ipocriti e complici, cercano ogni risorsa disponibile. E capiscono fino a che punto l’evasione fiscale legale – l’“ottimizzazione fiscale” – li privi di somme enormi di cui hanno grande bisogno.
Ma perché bisogna prendere questa mobilitazione più sul serio che in passato?
Stavolta due delle capitali più sensibili alla deregolamentazione, Washington e Londra, si sono impegnate nella battaglia. In questi giorni il rapporto di una commissione del senato statunitense – che rivelava come le imposte versate dalla Apple nei paesi in cui vende i suoi prodotti sono quasi inesistenti – ha avuto l’efetto di una vera e propria bomba.
In effetti la Apple, attraverso degli artifici legali, riesce a non essere fiscalmente registrata da nessuna parte. Su questo fronte anche il primo ministro britannico David Cameron è molto attivo e si è schierato a fianco di Berlino e Parigi contro gli abusi dell’“ottimizzazione fiscale”.
È una importante novità. L’evasione fiscale fa perdere ogni anno agli stati dell’Unione una somma cento volte superiore ai dieci miliardi di euro stanziati per aiutare Cipro!
A lungo difesa da Londra, l’Irlanda è sul banco degli imputati: con una tassa sulle aziende del 12,5 per cento – la più bassa dell’Ue – questo paese destabilizza l’intera Europa. Gli europei, se saranno coerenti, prenderanno la via indicata dalla Francia, cioè una progressiva armonizzazione fiscale.
Questo dovrebbe essere un elemento fondamentale in un mercato unico che si considera uno spazio di concorrenza leale.

(Le Monde, Francia)


Fonte: Internazionale 2/30 maggio 2013, N°1001

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