mercoledì 29 maggio 2013

"Cosa" e "Perché" Londra (Alice Rondelli)



Coloro i quali hanno avuto il coraggio di fare una valigia piena di sogni e partire per Londra, sanno quanto costa in termini di aspettative, deluse o sublimate.
Sono arrivata a Londra il 14 febbraio 2012, ho dedicato a questa città un anno intero della mia vita e ora che sono ritornata in patria, sento l'esigenza di tirare le somme e condividerle con tutti coloro che, come me, non riescono ad immaginare il loro futuro Italia.

Londra mi ha obbligata a vivere a cento all'ora, non c'era via di fuga.
Quando fai la scelta di buttarti in un'esperienza di totale cambiamento, non puoi non mettere in conto che non sarà una cosa semplice.
Trovare una casa decente, sperare di trovare coinquilini rispettosi, tentare di non incappare nell'ennesima agenzia che ti tratterà gran parte del deposito adducendo scuse assurde, entrare nel vortice della "ricerca del lavoro perfetto" (quello che in Italia non hai trovato perché la meritocrazia non esiste), accontentarti di fare la tata perché "già devi ringraziare il Cielo di avere i soldi necessari a mantenerti senza gravare sulla tua famiglia", abituarti ad un clima che amo definire "ostile"...
E quando tutto questo sembra, tra alti e bassi, sistemato, finisci per chiederti:"Ma cosa cavolo ci sono venuta a fare?".
Eh si, perché ti mancano la tua famiglia, i tuoi luoghi consueti in cui sei cresciuto, la tua lingua, che sai usare alla perfezione e senza la quale ti senti come sulla torre di Babele, perché si, ti sai spiegare, ma non riesci ad esprimerti come vorresti.
Il lavoro che fai paga le bollette, ti regala un'inebriante sensazione di indipendenza che ti fa stare bene, ma non è quello che immaginavi quando ti preparavi a partire.
Io, personalmente, pensavo che avrei concretizzato tutti i miei sogni in quella città che, a detta di tutti, offre immense possibilità a chi ha voglia di mettersi in gioco e di investire tutte le sue risorse personali.
Londra però, non è più quella di vent'anni fa.
La concorrenza lavorativa è spietata: tutti i giovani, magari plurilaureati, che sfuggono dalla deprimente realtà attuale di molti stati europei, si riversano in questa grande città, e sono tanti, forse troppi perché ognuno possa davvero sperare di trovare il "suo posto".
Certo, ho sentito raccontare storie fantastiche, come quella di un annoiato e giovanissimo ingegnere italiano, che è fuggito dalle troppe responsabilità del suo lavoro e ha trovato un modesto lavoretto come "riempitore di saliere" in un ristorante londinese e nel giro di pochi mesi è diventato manager di quello stesso ristorante.
Si, perché a Londra la meritocrazia esiste.
Non accettano curriculum con foto, perché a loro non interessa se sei coperto di piercing e tatuaggi o se sei alta e formosa: a loro importa solo che tu sia un money-maker. Fai girare gli affari e loro ti gratificheranno sia economicamente, sia dandoti mansioni di responsabilità, che necessitano fiducia e rispetto delle potenzialità dell'individuo.
Londra è, inoltre, un pozzo di infinite possibilità di crescita personale.
Rimani stupito nel vedere alle due di notte, ragazze completamente ubriache e poco vestite, aggirarsi sorridenti per le strade e sui mezzi di trasporto, senza nessuna paura di essere molestate o aggredite.
Ti senti bene quando sai che a tutte le ora del giorno e della notte puoi muoverti ovunque per la città senza dipendere da un'automobile, perché i mezzi pubblici sono costosi, ma valgono fino all'ultimo cent in termini di organizzazione ed efficienza.
Ti stupisce incontrare in posta, in banca o al supermercato, persone disponibili e preparate che fanno bene il loro lavoro, soprattutto in tema di attenzione al cliente.
Ti si rinfranca lo spirito, quando in un giorno di pioggia, scopri che tutti i favolosi musei cittadini, prima della chiusura offrono ingressi gratuiti alle mostre temporanee.
Scopri che non si mangia affatto male, perché la multiculturalità ha permesso la prolificazione di ristoranti e prodotti per ogni gusto ed esigenza. Dall'halal, alla celiachia, dal vero biologico dei farmer market, ai soya drink presenti in ogni bar per tutelare gli intolleranti al lattosio.
La burocrazia è rapida ed efficace, grazie anche ad alla digitalizzazione estremamente funzionale di cui si avvalgono i comuni e lo stato.
La maggior parte delle biblioteche sono aperte anche alla domenica, le università sono dotate di sale studio immense e fornite in maniera inimmaginabile, la connessione internet è presente davvero ovunque e spessissimo è gratis, i parchi sono curati e rispettati come una risorsa indispensabile alla sopravvivenza in questa grande metropoli.
Si lavorata tanto, è vero, ma anche gli stimoli non mancano, ed è soprattutto la possibilità di incontrare persone provenienti dalle culture più disparate, quello che rende questa città così unica.
La maggior parte degli individui vive bene nella condizione di "immigrato", che a Londra ha un'accezione completamente diversa rispetto alla nostra.
L'immigrato può integrarsi in questo puzzle senza grandi sforzi, senza rischiare la ghettizzazione o gli sguardi indiscreti che spesso perseguitano gli stranieri in Italia. Ognuno può tentare di ritagliarsi il suo angolino di patria anche in terra straniera, perché questa stessa lo consente, senza alcuna limitazione.
A Londra la libertà d'espressione conta, perché l'individuo conta. Quasi non esiste la sfacciata esibizione della ricchezza alla quale in Italia siamo così abituati. Il denaro serve solamente a viver bene, a pagare ai figli buone scuole, a permettersi delle belle vacanze, abiti dignitosi e una bella casa.
That's it. E' questa la cultura inglese: vivi di cose semplici , lavora con dedizione, non giudicare gli altri per il loro aspetto e rendi la burocrazia più snella possibile.
Certo, c'è anche l'aspetto della speculazione finanziaria selvaggia da non sottovalutare.
Molti stranieri spostano la residenza a Londra per godere di un regime fiscale agevolato, sottraendo importanti risorse economiche al loro paese d'origine; ma questo è tutto un'altro discorso, un discorso che ha a che vedere con l'avidità umana e quella non ha confini politici, né culturali, è parte intrinseca dell'uomo che questa società ha creato e alleva come un mostro distruttivo.

Tirando, dunque, le somme, il mio consiglio è: viaggiate.
Scoprite quali sono i vostri limiti e tentate di superarli, perché, come diceva un inglese Doc:
"Non importa chi sei, ma chi pensi di poter diventare." (Freddie Mercury).



(Alice Rondelli)

2 commenti:

  1. Mi piace molto quello che hai scritto. Credo tu abbia reso molto bene l'idea delle difficoltà, spesso sottovalutate, che bisogna affrontare dal momento in cui si va a vivere all'estero, e lasci altresì ben intravedere il "premio" di crescita e arricchimento personale che un'esperienza di questo tipo può offrire, senza mai scadere nei soliti luoghi comuni o raccomandazioni.
    Detto questo, grazie davvero per aver condiviso il tuo pensiero e per il sentito consiglio di viaggiare... Ma io me ne sto a casetta! :-D

    Ciao, Luca.

    RispondiElimina