sabato 12 gennaio 2013

L’Italia somiglia al terzo mondo (Barbie Latza Nadeau)




L’Italia avrà anche un ricco patrimonio culturale e la settima economia del mondo, ma le sue statistiche sociali sono più in linea con quelle di un paese in via di sviluppo.
Non raggiunge la sufficienza in settori che vanno dai diritti delle donne all’occupazione giovanile. 
Il paese è in recessione, ma non è solo un problema di soldi. 
Da quando Mario Monti è diventato premier la situazione economica dell’Italia è migliorata costantemente, ma nonostante questo il paese ha ricevuto molte critiche.
Secondo la relazione annuale dell’Istituto nazionale di statistica (Istat), il tasso di disoccupazione più alto è tra i lavoratori sotto ai 24 anni, dove tocca il 36,5 per cento (in questa fascia di età oltre un milione di
persone è senza lavoro). Sorprendentemente, chi è laureato ha molte più probabilità di essere disoccupato rispetto a chi ha lasciato la scuola o non ha mai frequentato le superiori. Chi non ha una laurea è più disponibile a lavorare senza un contratto o in settori non qualificati. 
Le donne se la passano peggio degli uomini: guadagnano in media il 15 per cento in meno e hanno più difficoltà a trovare un impiego. Nelle regioni meridionali sei donne su dieci sono escluse dal mercato del lavoro. Inoltre, molte di loro vivono in contesti familiari dove rischiano la vita. 
Nel 2012 più di 120 donne italiane sono state uccise in episodi di violenza domestica, in media un omicidio ogni tre giorni. 
Il consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite ha messo in guardia l’Italia sulla necessità di inserire il problema della violenza domestica nell’agenda politica nazionale, eppure sono rare le iniziative politiche per richiamare l’attenzione sul problema.
Anche gli indicatori sulla qualità della vita lasciano a desiderare: il 72,4 per cento delle famiglie vive in case di proprietà, però solo il 56 per cento delle famiglie italiane ha un computer. 
Purtroppo il futuro non sembra roseo. Nel 2011 le iscrizioni all’università e alle scuole superiori sono calate. Il tasso di abbandono della scuola superiore è il quarto più elevato in Europa, pari al 18,8 per cento. E chi riesce a entrare all’universitàspesso non finisce gli studi. 
Secondo i dati dell’Istat, solo il 56 per cento degli studenti si laurea. Anche per gli stranieri che vivono in Italia la situazione è critica.
A dicembre Amnesty international ha condannato l’Italia per quello che ha definito un “diffuso” sfruttamento razzista degli immigrati. In media gli immigrati sono pagati il 40 per cento in meno degli italiani, quando sono pagati. In tutto il paese si registrano situazioni di servitù a contratto, dove i migranti lavorano per pagarsi vitto e alloggio, costretti spesso a vivere in condizioni disumane. Molti sono entrati in Italia illegalmente, per questo motivo non chiedono aiuto alla polizia o non vanno in ospedale quando sono malati o infortunati. 
Amnesty international stima che sono mezzo milione gli stranieri che vivono illegalmente in Italia. “Gli immigrati in Italia sono una componente essenziale della popolazione, come forza lavoro e anche fonte di energia vitale per una società che invecchia”, ha detto il presidente della repubblica Giorgio
Napolitano commentando la relazione. “Ma c’è ancora molto lavoro da fare per rendere la vita migliore”, ha aggiunto.
Il cambiamento arriverà, ma non garantirà un miglioramento. L’Italia è senza un leader eletto dal novembre 2011, da quando Silvio Berlusconi si è dimesso e Mario Monti ha ricevuto l’incarico di governare il
 aese. Gli italiani voteranno a febbraio per eleggere un nuovo parlamento, ma è improbabile che i dati sul tenore di vita saranno al centro del dibattito, visto che per ora solo gli statistici hanno parlato del problema.


(Barbie Latza Nadeau, Newsweek, Stati Uniti)

Fonte: Internazionale N°982, 11/17 gennaio

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