sabato 5 gennaio 2013

Il prezzo di una maglietta (Los Angeles Times)




Un incendio scoppiato il 24 novembre in una fabbrica di abbigliamento del Bangladesh ha ucciso 112 persone e ha spinto molti a porsi delle domande: come può un’azienda lavorare senza rispettare le norme di sicurezza? E che responsabilità hanno le aziende statunitensi verso i lavoratori di cui si servono in tutto il mondo? 
Al momento dell’incendio, la Tazreen Fashion stava fabbricando capi di abbigliamento per alcuni marchi americani come Disney, Walmart e altri, e per il corpo dei marines. Nella fabbrica non c’erano uscite d’emergenza, gli estintori non funzionavano e quando è suonato l’allarme i capi hanno sbarrato
l’uscita principale, ordinando a tutti di tornare al lavoro. Disney, Sears e Walmart hanno dichiarato che la Tazreen non era autorizzata a fabbricare i loro prodotti, ma lo faceva lo stesso. 
Ignorare non è una scusa accettabile. Se le aziende statunitensi insistono per avere i prodotti in tempi brevi e a costi stracciati senza fare controlli, spingono le fabbriche ad agire in modo pericoloso.
Negli ultimi sei anni almeno altri 300 operai sono morti in incendi nelle fabbriche di abbigliamento del Bangladesh. In altri paesi, chi fabbrica i capi destinati ai negozi statunitensi è costretto a lavorare senza paga e con orari estenuanti, esposto a sostanze tossiche e a volte letteralmente
imprigionati.
Molte multinazionali stanno tentando di migliorare la situazione, ricorrendo a istituti di ricerca non profit che si occupano di questioni ambientali e condizioni di lavoro. Ma in un mercato globale competitivo le aziende statunitensi considerano il corretto trattamento dei lavoratori come una questione secondaria. 
E anche se i consumatori sapessero quali merci prodotte all’estero sono state fabbricate in condizioni disumane, non è scontato che se ne preoccuperebbero.
Per garantire condizioni di lavoro dignitose, le aziende statunitensi devono capire che non basta un contratto in cui un’impresa si impegna a non subappaltare a ditte irresponsabili. Invece dei contratti e breve termine o una tantum con i fornitori, devono costruire rapporti prolungati con fabbriche responsabili. E la loro forza sarà nei numeri: se tutti i grandi marchi unissero le forze, sarebbero in condizione di chiedere ai governi
stranieri di imporre il rispetto delle leggi sulla sicurezza. Quanto costerebbe ai consumatori statunitensi comportarsi da cittadini responsabili? Non ci sono molti studi per stabilire se costerebbe un dollaro o solo 10 centesimi in più per una maglietta.
Ma bisogna essere disposti a pagare questa cifra ridicola per essere sicuri che un acquisto non abbia provocato sofferenze umane.

Fonte: Internazionale, 21/27 dicembre, N°980

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