sabato 5 gennaio 2013

La super tassa di Hollande e la fuga di capitali (Le Monde)




Due secoli fa i nobili francesi sceglievano l’esilio 
per sfuggire alla ghigliottina. Altri tempi. 


Oggi i 
super ricchi scelgono l’esilio fiscale per sfuggire a 
tasse che considerano esose. Come Gérard Depardieu. 
Ed essendoci di mezzo questo monumento 
del cinema francese, il caso ha assunto 
proporzioni assurde. La sua scelta di trasferire la 
residenza in Belgio per pagare meno tasse ha scatenato 
uno psicodramma nazionale, forti polemiche 
e interventi del governo.

Sarebbe bene che tutti riflettessero sulle cause 
di questo psicodramma, che risalgono alla campagna 
elettorale per le presidenziali. 


Volendo dare 
un’impronta forte alla campagna e fare delle 
concessioni a sinistra, il socialista François Hollande 
ha proposto di tassare i redditi al 75 per cento 
per la parte che supera il milione di euro. Eccessiva

per la destra, questa percentuale è stata giustificata 
da un dovere di solidarietà, per risanare i 
disastrosi conti pubblici. Ma a quanto pare l’argomento non ha convinto i diretti interessati.
E in effetti i motivi non mancano. Da un lato la percentuale del 75 per cento sembra punitiva.
Se Hollande avesse voluto rispettare lo spirito della Dichiarazione dei diritti dell’uomo, per la quale i cittadini devono contribuire all’imposta “in base alle loro facoltà”, avrebbe imposto due, tre o quattro scaglioni supplementari per arrivare se necessario al 75 per cento.
Inoltre ci si rende conto che la fiscalità in un solo paese è inefficace nell’epoca della globalizzazione e della libera circolazione dei cittadini in Europa. Hollande rischia quindi di pagare il costo politico della sua decisione elettorale e di rimanere invischiato nella polemica.
L’aumento delle imposte è necessario e i più ricchi devono contribuire più degli altri. Ma la brutalità simbolica del 75 per cento finisce per cancellare del tutto questo messaggio.


Fonte: Internazionale, 21/27 dicembre, N°980

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