lunedì 9 luglio 2012

USA: riforma sanitaria approvata dal Congresso (Paul Krugman, The New York Times)



La corte suprema - contro ogni previsione - ha dato il via libera all’Affordable care act, la riforma sanitaria fortemente voluta da Obama.
Saranno 30 milioni i cittadini americani che  avranno un’assicurazione sanitaria grazie alla riforma, ma altri milioni di americani, anche quelli contrari alla riforma, potrebbero beneficiarne.
Aggiungiamo quindi tutti i cittadini che oggi hanno una buona assicurazione sanitaria pagata dall’azienda per cui lavorano ma che rischiano di perdere il posto; tutti quelli che non potrebbero permettersi un’assicurazione sanitaria ma che ora riceveranno un importante aiuto economico; tutti gli americani con problemi di salute che oggi si vedrebbero brutalmente negare l’assistenza sanitaria in molti stati.

Secondo le stime dell’ufficio del bilancio, le “prestazioni di copertura” previste dalla riforma (cioè le sovvenzioni necessarie per rendere l’assicurazione accessibile a tutti) nei prossimi dieci anni costeranno circa un terzo di quanto costerebbero i tagli alle tasse – quasi tutti a favore dei ricchi – proposti da Mitt Romney nello stesso periodo.
L’Affordable care act, invece, ha copertura totale, grazie a una combinazione di aumenti delle imposte e tagli alla spesa. Perciò la legge convalidata dalla corte suprema, oltre a essere un atto di civiltà, è anche fiscalmente responsabile.
Non è perfetta, tutt’altro: il risultato è uno strano ibrido tra assicurazione pubblica e privata che nessuno avrebbe scelto se avesse dovuto ripensare il sistema da zero.
Questo ci porta al comportamento di chi ha provato ad affossare la riforma, e che continuerà a provarci nonostante questa sconfitta.  A prima vista l’aspetto più sorprendente della campagna contro la riforma sanitaria è la disonestà. Gli americani ricorderanno i death panels, i famigerati “comitati della morte” composti da burocrati che secondo Sarah Palin avrebbero deciso quali cittadini erano idonei a
essere curati e quali no. E ricorderanno come gli avversari della riforma accusavano Obama di gonfiare i conti pubblici e allo stesso tempo gli rinfacciavano i tagli al Medicare.
La cosa più sorprendente è la crudeltà dimostrata dagli avversari della riforma.  Non hanno nemmeno presentato una proposta alternativa per aiutare gli statunitensi senza copertura sanitaria.
L’opinione della stragrande maggioranza dei giuristi non sfacciatamente conservatori – e anche di
alcuni di loro – era che la riforma non presentava problemi di costituzionalità.
E alla fine la corte ha confermato quest’orientamento. Ben quattro giudici però hanno bocciato la riforma, e lo hanno fatto dichiarando incostituzionale l’intera legge.  Dato l’orientamento prevalente tra i giuristi, è difficile non imputare questa posizione alla pura
e semplice faziosità politica.
Lo scontro politico non è finito, né sulla sanità né su ogni altro aspetto della società statunitense. La crudeltà e il cinismo che hanno reso così incerta questa sentenza della corte sono ancora tra noi e non ce ne libereremo facilmente.
Ma per ora festeggiamo. È stata una vittoria dello stato di diritto, della civiltà e del popolo statunitense.

(Paul  Krugman è un economista statunitense. Nel 2008 ha ricevuto il
premio Nobel per l’economia. Scrive sul New York Times)

Fonte: Internazionale, N° 956, 6/12 luglio 2012

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