giovedì 5 luglio 2012

Offensiva contro l'aborto in Turchia





Le recenti dichiarazioni del primo ministro turco Recep Tayyip Erdogan hanno avuto un effetto esplosivo: “Per come la vedo io, l’aborto è un omicidio” ed ha aggiunto che dietro gli aborti potrebbe ascondersi un complotto internazionale per limitare la crescita demografica della Turchia.
Il ministro della sanitò Recep Akdar sostiene che, se restano incinte, le donne stuprate dovrebbero comunque partorire: dei figli poi si occuperà lo stato.
Varie organizzazioni femminili hanno indetto manifestazioni e i social network si sono riempiti di commenti indignati. Uno dei principali quotidiani turchi h pubblicato un sondaggio che ha evidenziato la contrarietà di proibire l’aborto del 55,5 per cento dei cittadini turchi.
La ministra della famiglia, Fatma Sahin ha ripetuto che l’aborto non sarà proibito, ma nonostante questo sembra più preoccupata di definire l’omosessualità una “malattia” e a trattare le donne soprattutto come madri, che a promuovere i loro diritti.
Secondo la legge in vigore, adottata nel 1983 dopo il colpo di stato militare, la donna può interrompere la gravidanza fino ad un massimo di dieci settimane dal concepimento e se è sposata, occorre il consenso del marito.
La Turchia è un paese fortemente patriarcale dove la discriminazione di genere è molto radicata. Il “delitto d’onore” non è una rarità; l’incesto, le violenze domestiche e lo stupro della moglie commesso dal marito sono molto diffusi. 
Mettere fuori legge l’aborto avrebbe conseguenze molto gravi per le donne.  Se si dovesse arrivare a questo, chi ha denaro e mezzi potrebbe andare all’estero, ma le donne che non possono permetterselo cercheranno di risolvere il problema rivolgendosi a strutture clandestine e mettendo a repentaglio la loro stessa vita.
Dobbiamo subito far sentire la nostra voce in modo calmo, costruttivo ma fermo. Dobbiamo subito ricordare che le nostre nonne, appartenenti a tutte le fedi ed a tutti i gruppi etnici e vissute sotto l’impero ottomano, si sono impegnate con grande energia e determinazione per l’emancipazione e l’uguaglianza delle donne.
Cento anni dopo non possiamo tirare indietro l’orologio.




Elif Şafac è una scrittrice turca, nata nel 1971 a Strasburgo. 
Ha scritto l’articolo che ho riassunto per The Guardian.


Fonte:  Internazionale N° 954 del 22/28 giugno 2012.

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