giovedì 5 luglio 2012

Il referendum nascosto per tagliare gli stipendi dei politici italiani.



Da alcune settimane è partita la raccolta firme per tagliare gli stipendi di deputati e senatori. Un referendum abrogativo in tono minore, dato che nessuno ne parla. Promotore il partito dell’Unione popolare, che assicura di aver raggiunto quasi 200mila firme. 
«Abbiamo spedito i moduli a tutti i comuni italiani - spiega il segretario Di Prato - tutti i cittadini possono partecipare».


L’obiettivo è ambizioso. Devono essere raccolte 500mila firme entro la metà di agosto. Ma non impossibile. «Siamo quasi a metà strada. Al momento abbiamo circa 200mila adesioni».
Si tratta di ridurre «gli stipendi d’oro dei parlamentari», come spiega il manifesto dell’iniziativa. Un referendum abrogativo per modificare la legge 1261 del 1965, che determina l’indennità spettante ai membri del Parlamento. Se il referendum fosse approvato, a saltare non sarebbero gli stipendi di deputati e senatori - previsti dalla Costituzione - ma la diaria. 


Eppure sono in pochi a conoscere la campagna. «Ci stanno boicottando» denunciano dall’Unione popolare. «Poche righe sui giornali, pochissimo spazio in televisione. A darci una mano è il web: su facebook abbiamo già contattato circa 120mila cittadini». Tredicimila gli iscritti al gruppo. «È importante che tutti lo sappiano - lancia un appello Maria Di Prato - noi abbiamo inviato i moduli per la raccolta delle firme a tutti gli ottomila comuni italiani. Si può firmare ovunque, basta chiedere del referendum dell’Unione Popolare».
Nessuna adesione politica. «Ha aderito la base, diversi sindaci civici e alcuni comitati del Movimento 5 Stelle». Ma tra i parlamentari non ha ancora firmato nessuno. «Ci aspettiamo che Antonio Di Pietro e Nichi Vendola possano almeno fare qualche dichiarazione pubblica a favore di questa iniziativa».
L’iter non è comunque immediato. Le firme potranno essere consegnate in Cassazione solo a gennaio (nell’anno solare che precede le elezioni politiche è vietato presentare un referendum). Entro l’autunno del 2013 la Suprema Corte verificherà l’entità e la legittimità delle sottoscrizioni, che devono essere almeno mezzo milione. Più o meno nel gennaio 2014 la Corte Costituzionale valuterà i quesiti. Il tempo di convocare la consultazione popolare, e nella primavera del 2014 gli italiani potranno andare a votare. 


Tratto da: 
http://www.linkiesta.it/referendum-stipendi-parlamentari



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