domenica 16 dicembre 2012

Se l'Europa resta senza Monti (The New York Times)





Nell’ultimo anno il presidente del consiglio italiano Mario Monti – serio, con gli occhiali, più a suo agio a un seminario che nella fossa dei leoni della politica italiana – ha silenziosamente ricostruito il prestigio dell’Italia nella diplomazia europea e la credibilità del paese sui mercati finanziari. Per questo quando ha annunciato di voler lasciare il suo incarico alla guida della terza economia dell’eurozona, molti si sono chiesti con  se l’Italia sarebbe tornata alle cattive abitudini del passato.
Bisogna ricordare che il governo di Mario Monti, raffinato professore universitario ed ex commissario europeo per la concorrenza, non è stato scelto dagli elettori e che lui ha sempre dichiarato di voler rimanere in carica solo fino alle elezioni legislative, inizialmente previste per la primavera del 2013, ma molto probabilmente destinate a svolgersi a febbraio.
Nell’anno trascorso alla guida dell’Italia, Monti ha avviato delle riforme economiche ed è riuscito a calmare il nervosismo dei mercati inanziari, anche grazie all’aiuto di Mario Draghi, il presidente della Banca centrale europea (Bce), che quest’estate si è impegnato ad attenuare il peso del debito dei paesi dell’eurozona accettando di comprare i loro titoli di stato in quantità illimitate in caso di necessità. Finora la promessa di Draghi è bastata a fermare la corsa al rialzo dei tassi d’interesse dei titoli di stato italiani e spagnoli.
Oggi il tasso d’interesse sui titoli pubblici decennali italiani, che all’inizio del 2012 aveva superato il 7 per cento, è fermo al 4,5 per cento. Questo non signiica che i problemi finanziari ed economici dell’Italia siano
magicamente scomparsi. Il paese continua a vacillare sotto il peso di un debito pubblico che si aggira intorno al 125 per cento del pil, ha gravi problemi di competitività e di disoccupazione giovanile e, secondo le previsioni, la sua economia continuerà a con Mario Monti annuncia le sue dimissioni da presidente del consiglio, Silvio Berlusconi dice di volersi candidare di nuovo. Ma non c’è da temere un ritorno al passato: nell’ultimo anno l’Italia è cambiata e ha ripreso il suo posto in Europa Visti dagli altri Internazionale 979 | 14 dicembre 2012 15 trarsi sia quest’anno sia nel 2013.
Le competenze di Monti in materia di economia e la sua esperienza politica europea l’hanno reso un interlocutore importante per la Casa Bianca, con cui ha mantenuto un ilo diretto. Inoltre si è alleato con Francia e Spagna per strappare alcune concessioni sull’eurozona alla riluttante cancelliera tedesca Angela Merkel. “Monti ha dato il via a una svolta nella vita politica italiana e ha avuto un forte impatto in Europa”, spiega Thomas Klau, direttore della sede parigina dell’European council on foreign relations. “Ha contribuito a far tornare l’Italia un paese serio agli occhi sia degli investitori stranieri sia dei suoi cittadini”.
Uno dei motivi per cui Monti è stato accolto così favorevolmente è il contrasto tra la sua leadership e quella del predecessore, Silvio Berlusconi, che di recente ha annunciato il suo ritorno in politica. Berlusconi, l’esuberante miliardario e imprenditore dei mezzi d’informazione particolarmente incline agli scandali, non è mai andato d’accordo con i leader più potenti dell’Unione neuropea, in particolare con Angela Merkel, che guida il paese più influente dell’eurozona. Nel 2011 i giornali italiani hanno pubblicato alcune intercettazioni in
cui Berlusconi parlava di Merkel in termini sessisti e offensivi. I leader europei erano abituati alle sue pagliacciate. Durante un vertice estivo nel 2003 il Cavaliere invitò tutti i presenti a “parlare di calcio e di donne” proponendo che ad avviare la conversazione fosse l’allora cancelliere tedesco Gerhard Schröder,
che si era sposato quattro volte. Ma la crisi dell’euro ha alzato la posta in gioco. Nel 2011, poco dopo che la Banca centrale europea era intervenuta a favore dell’Italia comprando i suoi titoli pubblici, è sembrato che Berlusconi volesse tirarsi indietro dagli impegni presi in cambio dell’aiuto esterno. In seguito, durante un
vertice, alla domanda se bisognasse credere alle promesse di Berlusconi, Angela Merkel e Nicolas Sarkozy (che all’epoca era ancora presidente francese) hanno fatto un sorrisetto ironico, mettendo in evidenza che ormai nemmeno loro lo prendevano più sul serio.
A differenza di Berlusconi, l’esperto e autorevole Monti – in grado di parlare bene in inglese e in francese – si muove con naturalezza nei circoli di Bruxelles. Sostenitore di un rigore di bilancio di impronta tedesca, Monti è definito da Klau “un italiano molto prussiano”.
Le riforme economiche di Monti, tra cui alcuni provvedimenti per ridurre il deicit e
favorire le imprese, hanno permesso alla Banca centrale europea di usare in modo più aggressivo le sue risorse inanziarie per aiutare l’Italia e gli altri paesi in crisi. A partire dal dicembre del 2011, per esempio, la
Bce ha permesso alle banche europee di prendere in prestito il denaro di cui avevano bisogno per tre anni al tasso di riferimento della banca centrale (oggi è 0,75 per cento, il più basso della storia dell’eurozona).
In questo modo le banche hanno ottenuto circa mille miliardi di euro, e quelle italiane hanno fatto un ricorso consistente ai prestiti. È probabile che l’infusione di liquidità abbia scongiurato una pesante stretta del credito in Italia e in altri paesi, ma difficilmente la Bce avrebbe rischiato tutto questo denaro scommettendo
sull’economia italiana se Berlusconi fosse stato ancora a capo del governo. Draghi ha evitato di commentare pubblicamente l’operato di Monti e di qualsiasi altro capo di governo, ma l’affinità tra i due è evidente.
Sono due economisti italiani che hanno fatto carriera nel settore pubblico ed entrambi hanno lavorato per la banca d’affari Goldman Sachs. Hanno in comune anche il soprannome: Super Mario.
Per il prossimo presidente del consiglio italiano sarà difficile essere all’altezza di Monti, ma è anche vero che la situazione del paese è meno grave rispetto a un anno fa. “È estremamente improbabile che assisteremo al ritorno al potere di Berlusconi”, commenta Klau, “quindi anche se Monti dovesse abbandonare per sempre la politica, l’Italia non tornerà alla situazione di prima del suo arrivo”. Innanzitutto c’è da tenere conto che l’impegno della Bce ad acquistare i titoli di stato è “un evento rivoluzionario, il più importante sviluppo nel mercato dei bond dell’eurozona dall’inizio della crisi”, spiega Nicholas Spiro, direttore della società di consulenza finanziaria Spiro Sovereign Strategy di Londra. Secondo la maggior parte degli analisti, anche nel caso di un aumento dei costi di finanziamento dell’Italia è diicile che il piano di Draghi sia sospeso a breve termine. Inoltre bisogna ricordare che Monti è 16 Internazionale 979 | 14 dicembre 2012 riuscito, insieme al presidente francese François Hollande, a convincere la Germania ad ammorbidire la sua posizione intransigente sull’austerità di bilancio e a scongiurare il rischio di anni di stagnazione economica per l’eurozona. Gli ottimisti sottolineano che l’incertezza politica in Italia potrebbe perfino avere un effetto positivo e spingere i leader europei a bilanciare la situazione prendendo importanti decisioni per eliminare alcune delle debolezze strutturali della moneta unica.
La storia recente, infatti, dimostra che la mancanza di pressione da parte dei mercati spinge i politici a rinviare le decisioni impopolari. In questo senso un pizzico di instabilità potrebbe incoraggiarli a uscire dall’impasse che ha colpito il progetto dell’unione bancaria.
In ogni caso la probabile uscita di scena di Monti è una battuta d’arresto per l’Europa, che perderà una figura autorevole, e per l’Italia, che con l’attuale capo del governo ha avuto un potere senza precedenti. Inoltre l’addio di Monti toglierà alle economie dell’Europa del sud – tra cui la Spagna, il Portogallo e la Grecia – un leader di grande credibilità.
“Anche se non ci sono motivi per pensare che la sua uscita di scena causerà caos e instabilità, è comunque una cattiva notizia”, sostiene Klau. “Monti è un interlocutore competente, di grande autorità morale e intellettuale in quel piccolo e informale gruppo di politici che manovrano le leve del
potere”.

(Castle e Ewing, The New York Times, Stati Uniti)

Fonte: Internazionale N°979, 14/20 dicembre 2012

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